Oggi, 22 maggio, è la giornata internazionale della biodiversità, una giornata per celebrare la varietà della vita sul nostro pianeta. Personalmente, credo che sia un giorno davvero importante, molto più di tante feste che ogni anno attendiamo con ansia: è la giornata in cui si celebra la caratteristica che rende la Terra unica, fino a prova contraria, in tutto l’universo. Siamo parte di un pianeta vivo e lo siamo grazie al fatto che a vivere siamo tanti e diversi.

Spesso si leggono o si sentono riferimenti alla biodiversità intesa come ‘gli animali’. Ecco, mi piacerebbe fare un po’ di chiarezza riguardo a questo termine, poiché, inteso come comunemente lo si intende, può essere vero solo in parte. Prendiamo ad esempio una definizione internazionale, riconosciuta da molti e utilizzata in svariati contesti.

Le Nazioni Unite definiscono la biodiversità come la variabilità tra gli organismi viventi di qualunque tipologia e i complessi ecologici di cui sono parte: ciò include la diversità in una singola specie, tra specie diverse e la diversità degli ecosistemi.

Da qui si capisce bene come la varietà del mondo animale sia solamente una parte della biodiversità, che comprende tutto ciò che vive e le dinamiche che lo caratterizzano. Per dirla con parole un po’ più semplici, la biodiversità è la ricchezza della vita sulla terra: piante, animali, organismi, i geni contenuti in ogni individuo di questi e gli ecosistemi che questi costituiscono, così come la forma e la struttura che assumono, l’abbondanza che li caratterizza, la loro distribuzione e le interazioni tra di loro.

Insomma, la biodiversità è una faccenda complessa, che va sì studiata a fondo per essere totalmente compresa ma allo stesso tempo risulta istintivamente intuitiva, dal momento che noi tutti ne facciamo parte. Un ulteriore chiarimento può derivare dalla distinzione della biodiversità in tre classi:

la diversità genetica, che definisce la differenza dei geni all’interno di una determinata specie e che corrisponde quindi alla totalità del patrimonio genetico a cui contribuiscono tutti gli organismi che popolano la Terra

la diversità di specie, che comprende la ricchezza di specie, misurabile in termini di numero delle stesse specie presenti in una determinata zona, o di frequenza delle specie, cioè la loro rarità o abbondanza in un territorio o in un habitat

la diversità di ecosistema, che definisce il numero e l’abbondanza degli habitat, delle comunità viventi e degli ecosistemi all’interno dei quali i diversi organismi vivono e si evolvono

Credo che quest’ultima sia di particolare importanza poiché su di essa agisce la prima causa di perdita di biodiversità, la degradazione e la frammentazione degli habitat. Questo fenomeno avviene sia per cause naturali (alluvioni, eruzioni vulcaniche, tsunami, incendi, ecc..) che, soprattutto, per profondi cambiamenti sul territorio ad opera dell’uomo, primo fra tutti la deforestazione. Molto dannosa sempre e ovunque, essa è particolarmente impattante nei cosiddetti hotspot, termine spesso associato alla biodiversità e che viene definito come quelle aree del pianeta caratterizzate da altissimi livelli di biodiversità che sono allo stesso tempo minacciate fortemente dall’uomo. La distruzione degli habitat non è l’unica minaccia alla biodiversità, ma nella lista compaiono anche inquinamento, riscaldamento globale, caccia e pesca eccessive. Vorrei sottolineare la seconda minaccia alla biodiversità, non ancora citata, dal momento che se ne sente parlare meno ed è spesso sottovalutata: l’introduzione nell’ecosistema di specie alloctone. Quando in un ecosistema vengono introdotte, volontariamente o meno, specie che arrivano da un’altra zona del pianeta, può capitare che esse si adattino particolarmente bene e diventino quindi invasive, andando a rompere gli equilibri degli ecosistemi in cui si insediano e causando danni a cascata, che cominciano spesso con l’estinzione di altre specie. Si vadano a vedere ad esempio il caso del pesce persico nel lago Vittoria, l’estinzione di diverse specie di uccelli neozelandesi in seguito all’introduzione dei gatti sull’isola, o, spazialmente e temporalmente più vicino a noi, quello che sta accadendo oggi in Italia: gamberi della Louisiana che infestano le rogge della Padana, calabroni asiatici che uccidono le api, giacinti d’acqua che soffocano i laghi e scoiattoli grigi che stanno facendo scomparire i loro cugini rossi europei sono solo alcuni esempi di un fenomeno molto più importante di quanto si creda. Le specie aliene infatti possono essere causa di erosione del suolo, di distruzione dei raccolti, di perdita di bestiame, di danni a infrastrutture e possono anche essere vettori di allergie o malattie: è questo il caso della zanzara tigre, a cui oggi siamo abituati, che è però originaria del Sud-est asiatico.

È importante comprendere ciò che minaccia la biodiversità per riuscire a preservarla, cosa che bisogna assolutamente fare affinché essa aumenti la produttività degli ecosistemi, di cui noi siamo parte e da cui noi dipendiamo. Ogni specie, di qualunque tipo, ha un ruolo specifico all’interno del suo ecosistema e contribuisce quindi al suo equilibrio e non solo. È grazie alla biodiversità se gli ecosistemi sono in grado di mantenere servizi, beni e risorse da cui noi uomini traiamo benefici, a volte dandolo per scontato: sto parlando di disponibilità di cibo, medicinali, moderazione di eventi naturali estremi, qualità di aria e acqua, servizi ricreativi e spirituali e molti altri ancora.

Ciò che credo sia fondamentale capire è che noi uomini non dobbiamo guardare alla biodiversità come a qualcosa con cui convivere, non dobbiamo considerare gli ecosistemi come qualche spazio al di fuori delle nostre città da salvaguardare. Noi siamo la biodiversità e siamo parte degli ecosistemi e dobbiamo prenderci cura di loro per prenderci cura di noi stessi perché noi tutti siamo un ingranaggio di una grande macchina che ha bisogno di tutti i suoi componenti. Se ci fosse una sola specie animale, presto non ci sarebbero animali, se ci fosse solo una specie vegetale, presto non ci sarebbero le piante, se ci fosse solo una forma di vita, presto non ci sarebbe più vita.

 Nicolò Capella
Co-fondatore di Kukula